mercoledì 30 ottobre 2013

L'avvoltoio e la bambina, 1994

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1994, mentre io crescevo felice e fortunata accontentata in tutto e curiosa nell'innocenza dei miei quattro anni, una bambina del Sudan si trascinava nella polvere e moriva, affiancata da un avvoltoio. 1994, in Sudan vi era una grande carestia provocata e alimentata dalla guerra civile che perdurava dal 1956.
Kevin Carter, cronista e fotografo, era testimone delle immagini orribili che la carestia stava provocando. In quell'anno Carter si era addentrato nella boscaglia che costituiva il paesaggio del Sudan e la sua fortuna, o sfortuna lo fece imbattere in flebili lamenti, che provenivano da un fagottino a terra. Era una bambina, una vittima della rabbia e del potere dell'uomo, si trascinava nella polvere arrancava, stremata, affamata e sola. 
Poco distante era volato un avvoltoio che seguiva con attenzione il corpocino stremato e aspettava paziente a ogni suo rantolo.
Carter aveva il cuore e le ambizioni del giornalista, il suo imperativo era "documentare, a ogni costo!"
Fece la foto che lo rese famoso, che gli fece conquistare il premio Pulitzer, poi scacciò l'uccello.
Alle domande seguenti, Carter non rispose mai sul destino della bambina. Nessuno sa che fine fece. Ma visse come un incubo insieme agli orrori del Sudan nella mente del fotografo.

La notte del 28 luglio del '94 Carter fissò alla marmitta del suo pick-up un tubo di gomma fino a farlo scendere nell'abitacolo, salì in macchina e avviò il motore. 

Lasciò un biglietto che citava: 
"The pain of life overrides the joy to the point that joy does not exist"

  Il dolore della vita prevale la gioia, al punto che la gioia non esiste




        
         



    

domenica 20 ottobre 2013

Bologna, fuga in Sala Borsa

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Passeggiando per le vie della città di Bologna si sentono discorsi filosofici sulla creazione del mondo, Kant, fisica dei Quanti ( per i coraggiosihttp://youtu.be/GFBZ7s0tmPg). BOLOGNA é cultura.
Per sfuggire al peso pressante delle mie idee, (o per fuggire dagli studenti di matematica che sembrano inseguirmi ripendomi 'Il numero é vita!!' come se fosse una parabola) mi rifugio in una libreria... Alt! Non é una comune libreria... É la più bella libreria dell'Emilia Romagna, a parer mio s'intende! Se ne sta lì, silenziosa e quieta, troppo spesso passa inosservata, forse per l'entrata poco ostentata (come molte cose splendide di questo mondo!)
La Sala Borsa


                 
   


Alcune informazioni di base:
Sito ufficiale: http://www.bibliotecasalaborsa.it/home.php
Costo tessera: Gratuita durata illimitata (se la perdi in genere ti fanno pagare 5 euro per rifarla, nulla di troppo dispendioso!, se denunci il furto la tessera viene rifatta gratuitamente, se hai meno di 14 anni non paghi comunque)
Aspetti negativi: crea dipendenza

La prima volta che inciampai nella Sala Borsa, fu perché pioveva a dirotto, tirava un vento gelido, i pensieri si congelavano in testa e l'unica cosa intelligente che pensai di fare era infilarsi nella prima porta aperta che trovai fra i 5 e i 7 metri di distanza. Poi ho scoperto il mondo che pulsava vivo dentro questo spendore di costruzione che viene bombardata, messa da parte e finalmente inaugurata come biblioteca nel 2001.

Ogni volta che l'università, i professori e gli studenti di matematica, mi danno tregua, mi rifugio in questo piccolo nucleo a cui sono legata da un affetto familiare e protettivo. Di certo comincio il mio giro con un caffè speciale nella caffetteria al piano terra, (oppure un bel thè verde così come lo preparava la mia buon vecchia nonnina) Dopo di che, mi fermo indecisa a osservare il pianoforte nero che prima o poi, avrò il coraggio di suonare!

                 


Poi corro a visitare per l'ennesima volta il "sottosuolo sassoso" così come lo chiamo in modo incoscente, trattasi di antiche rovine, reperti archeologi appartenute a diverse civiltà: Villanoviana VII secolo a.C., Felsina etrusca e Bononia romana 189 a.C.
Si possono scorgere dalla pavimentazione trasparente della Sala Borsa, è davvero divertente andare sotto, in uno spazio ovattato e distinto dal vociare discreto del piano terra e osservare le persone che camminano sopra di voi (Un consiglio spassionato donne, non mettetevi le gonne).

                 

                 
     

Poi si passa al primo piano, dove i vecchietti e i "vecchi Lord" saranno intenti a leggere il giornale. Certo in questa parte della Sala Borsa si potrà trovare di tutto, un tuffo nel passato con giacche a scacchi, cappelli foderati, pipa, occhialini a mezzaluna e fiore all'occhiello.


                 

Sicuramente prenderò in prestito qualche libro dalla biblioteca o qualche film, non senza essermi seduta in una delle sedie più comode della storia!

                  

E proprio qui studierò il mio libro "autoapprendimento" di spagnolo, rigorosamente edito da Assimil, perchè succede di sentirsi carichi di energia ogni tanto, succede di sentirsi un po' al freddo quassù... questa lingua mi ricorda le vacanze.

                 


       
Dopo mezzora mi sarò sicuramente annoiata, allora comincerò a vagare per i piani osservando la sala dagli angoli...

   
                 

       
Dai corridoi lunghi...

                
           
Dal basso...

                 

Dai piani alti...

                  
      
   
E scatterò foto artistiche come una cinese-turista impazzita!
   
                 
      
Poco prima di andare via farò sempre un salto all'auditorium Enzo Biagi. Qui, uomini e donne di cultura e di affari mi osserveranno accigliati e sorpresi dal mio abbigliamento da studentessadiunavita particolarmente vissuto. Ma non ci farò mai troppo caso!.
Ormai sono anch'io, Bolognese.

                    

        

mercoledì 9 ottobre 2013

L'uccello verde di Valencia

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I dettagli sono le cose più importanti. No, dico sul serio, state molto attenti nella scelta del vostro fidanzato/a osservate i dettagli, anche più piccoli... s'infila le dita nel naso quando non lo guardate? Osserva spesso l'orologio? Si mangia le unghie? Strabuzza gli occhi? dai piccoli dettagli capite se state per passare il vostro tempo libero con una persona -a posto- o che gli manca qualche giovedì.
Insomma è stramaledettamente importante osservare i dettagli. 
Ecco un dettaglio di Valencia, tutti siamo abituati a vedere la bella Plaza de la Vergin, o la movimentata via del Barrio del Carmen, era lassù nessuno lo guardava e se ne curava, ma come dettaglio, porta una leggenda!



                                          

Sembra un pappagallo? o forse è una gazza ladra? non saprei dire... ma è sicuramente un particolare simpatico del Mercado Central. La storia che lo caratterizza è un po' meno allegra!
La racconterò così...

Raul era un ragazzino magro, lavorava duro, non poteva andare a scuola perché aiutava il padre nella finca, era il più piccolo fra i fratelli ma con un gran cuore. Ma la bontà non aiutava molto in quei tempi bui. Un giorno il padre gli fa: "Niño andiamo al mercato a comprare un po' di pesce fresco"
e Raul tutto contento corre a prendere la sua sacca e si allaccia i sandali.
Una volta dinanzi al mercato il padre, visibilmente preoccupato e sudato, si ferma impalato al centro della piazzola. I mercanti e i clienti gli passano di fianco urtandolo, Raul solleva la testa mentre il sole gli brucia gli occhi, "Lo vedi quell'uccello lassù?" dice il padre senza guardarlo. E Raul solleva ancora più in su la testa finchè non lo scorge, quasi nascosto dai tetti prominenti del Mercado Central, "Secondo te che uccello è?" fa il padre. E Raul lo osserva, se lo immagina prendere il volo e raggiungerlo sino a posarsi sul lastricato della piazzola, forse è un pappagallo, di quelli tropicali, ma lui non li ha mai visti. Non si sa per quanto tempo resta lì a fissarlo, ma quando si volta non scorge più il padre. Lo chiama, piange disperato, ma fra la folla non lo vede, non lo vedrà più.

...Si narra che i poveri agricoltori che non riuscivano a sfamare la propria famiglia portassero in questo luogo i loro figli e, distraendoli dopo aver indicato loro l'uccello verde, andavano via abbandonandoli, los hijos avrebbero cercato e  trovato lavoro come operai in quel posto.


lunedì 7 ottobre 2013

Dreamers non scomparsi

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Oggi scrivo per quella categoria in via d'estinzione nel mondo moderno, quella classe di emarginati di cui cantava Eros Ramazzotti in "Dedicato a tutti quelli che..." quelli allo sbando, che rimangono dei sognatori, per questo sempre più da soli [...] In realtà più che soli essi stanno letteralmente scomparendo!.
Colpa del 2013? colpa di tutti questi miti che ci hanno rifilato a 15 anni e che sono stati tutti, uno per uno, disattesi e delusi?, colpa dei film violenti e troppo complicati che ci rendono nervosi invece che alleggerirci? Oppure è colpa del marchio Apple, Samsung, chilosa che ha messo nelle nostre mani marchingegni che tengono troppo occupati i cervelli per poter pensare ai sogni?.
Rimpiango i momenti in cui sentivo mio babbo tuonare dietro le mie spalle: "Devi stare con i piedi per terra!" e ho cominciato a preoccuparmi seriamente nel momento in cui, sorridendo amabilmente, mi ha sussurrato all'orecchio: "Ben fatto!".
Sognare non significa essere giovani. Ma essere intelligenti.
Perché senza sogni si vive in un mondo fatto di numeri, di schemi, di regole non nostre, di costruzioni fittizie e si finisce per scegliere sempre l'opposto di quello che si vuole.

Io volevo diventare un attrice, perché mi colpiva la capacità che avevano quei personaggi che vedevo migliaia di volte sul teleschermo di essere chi volevano, quando volevano. Quando ero piccola la consideravo una magia sensazionale e per essere franca, lo credo ancora.
Il mio compagno di giochi, un ragazzino tutto occhi e occhiali, voleva diventare pompiere. Ora è ingegnere, l'ho scoperto bianco come un lenzuolo lasciato ad asciugare al sole, con occhi bui come pozzi e occhiali più spessi. S'impegna per davvero, lavora in un'azienda importante, ha perfino i soldi per mantenersi! (e sottolineo, perfino), ma tante volte, senza farsi vedere, lo scopro sul divano intento a leggersi la pila di riviste: "Obbiettivo sicurezza, antincendio e protezione civile".

Dreamers, Sognatori.
Siamo una specie in via di estinzione, la causa è ancora sconosciuta, se in principio, la scomparsa dei sogni era stata attribuita all'età adulta, cinica e frustrata, oggi vediamo che avviene anche fra i giovani in età sempre più scolare. Un virus che deve essere arrestato e debellato.
Senza sogni non ci sono idee e se non ci sono idee non c'è speranza.

Prima di poter cambiare il mondo, devi renderti conto che tu, tu stesso fai parte del mondo. Non puoi restartene fuori a guardare dentro (The Dreamers - 2003 Bernardo Bertolucci).



Che ci succede quindi? ci siamo tutti rammolliti? abbiamo deciso di farci mangiare i nostri soffi di entusiasmo e di vita? diventiamo indifferenti?


Non importa quanto sia complicato, quanto sia considerato stupido, inutile, buffo, quanto si venga amareggiati, derisi, abbattuti. Freghiamocene di questo, apriamo la bocca per spiegare una, o cento volte, che ciò che facciamo ci rende FELICI e ci rende pieni dentro. 


Lottiamo e restiamo uniti in un sogno comune, quello di non perdere i colori che ci caratterizzano, che rendono questa vita densa e piena di senso vero. Non fittizio.
Torniamo ogni tanto con la testa fra le nuvole


E ora, uno fra i più bei sogni mai realizzati.








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