sabato 25 ottobre 2014

Storie di una casa a Madrid

Pubblicato da alle 1:52 AM 0 commenti
Cari lettori con la testa fra le nuvole, dovete sapere (e alcuni di voi lo sapranno benissimo), che quando si vive per un periodo più meno lungo all'estero, è come se la tua "vecchia vita" non fosse mai esistita.
Immaginate per un secondo, chiudete gli occhi. Non esistono i problemi che avevate, voi potete essere chi volete essere; un giorno voglio essere una ragazza timida e riservata, il giorno dopo la regina di una festa.
Nessuno vi conosce, il giro di persone che incontrate a Madrid è talmente ampio che potete permettervi il lusso di scegliervi chi davvero vi piace e che volete al fianco. Senza quell'assurda paura che si materializza in silenzio nell'animo, la solitudine.

Mi sento ospite in questa città, mi sono munita di un bagaglio di umiltà perché non so ancora come si coniuga il verbo "andare" al passato e sicuramente ancora non posso con precisione mandare "a quel paese" la signora che cucina pesce e uovo fritto tutti i santi giorni nell'appartamento sotto di me.

Ho tutto quello che mi serve; una casa  bohemien catapultata dagli anni della dittatura di Franco e tenuta insieme con poca carta da parati ingiallita, ma mi è molto cara. Sarà che per trovarla sono dimagrita 3 kg, consumato tutte le mie scarpe, imparato i percorsi della metro a memoria, sudato tutta l'acqua che avevo in corpo sotto un sole anomalo e questionato in 4 lingue diverse con altri migliaia di studenti che erano interessati.
Siamo in cinque. Tutte donne. Due italiane, una francese, due tedesche.

Direte voi se sono impazzita completamente, ma dovete sapere, cari lettori, che oltre che imparare il verbo andare al passato, io devo assolutamente e con urgenza, limare aspetti di questo carattere battagliero che madre natura (santa donna) mi ha donato.
La tolleranza è il primo punto, credo che sia giusto parlare della Francese.
Posso dire senza paura che è la ragazza più... em... particolare che abbia mai conosciuto. Insomma ne ho conosciuta di gente strana, ma lei scala rapida la classifica.
Magra, in costante combutta con i suoi fianchi, con capelli lunghi che sventola volentieri sui piatti mescolandoli per bene e dandogli quel retrogusto notevole, perennemente in fase "nature" con i piedi scalzi per ogni dove e in ogni momento.
Al principio pensavo fosse la "tipica" francese che vive nella mia fantasia, tutta trine e merletti.
Naaaaaah. Eccola che mostra il suo animo aggressivo mentre mi spinge incessantemente la spalla o butta giù la porta della mia camera, perché deve raccontarmi, (alle 5.00 di mattina, dopo una giornata massacrante passata su un banco di scuola a cercare di capire che c'è una fondamentale differenza fra "Joder" e "Jugar"), del suo chico Messicano che non le ha risposto al messaggio confuso e chilometrico che gli ha mandato due minuti prima.
Altrettanto interessante è la tecnica di arraffo che possiede; quando le presti maglie, scarpe o altro che non rivedi per settimane e se casualmente entri nella sua "caverna" chiedendogliele indietro, inveisce cercando di convincerti che sono sempre state cose di sua proprietà e che ti stai sbagliando e tu, distrutto, te ne vai a dormire perché sono settimane che non chiudi occhio decidendo di provarci il giorno seguente (il famoso "domani lo farò").
Credo di non aver mai avuto un sentimento così altalenante per una persona, a momenti vorrei semplicemente tirare fuori il coltello dalla lama affilata (l'unico che teniamo in cucina e ci litighiamo ringhiando come cani) e farle vedere come si applica una incisione alla giugulare, altre volte mi piace il modo in cui cantiamo Edith Piaf mentre cuciniamo.

Si, la cucina è il nostro Dio, la nostra oasi nel deserto, corriamo a casa solo per abbracciare il frigo e siamo in costante debito di zuccheri.
Mangiare fuori? Si tutto a un euro, si va bene, si spende poco in Spagna ma per dirlo come il padre della Italiana: "Questi tapas no me tapan niente". Sul serio, i piccioni mangiano di più. Così che vedi queste poverette, tornare a casa più affamate di prima e buttarsi a piangere sui resti del giorno prima, sperando di essersi ricordate di fare la spesa.

Il bagno è altro oggetto di attenzioni notevoli: piccolo ma bello e dotato dell'unico oggetto che ci dona il Karma positivo, il bidet!!.
In genere per le altre tre è un elemento senza valore (un lava-piedi?!), un abbellimento inutile, ci mettono le mutande quando la lavatrice è occupata, ma per noi le italiane della casa, è il paradiso all'improvviso, guai a chi ce lo tocca, a chi lo critica!.
Fortunatamente siamo quasi tutti abbastanza civili, anche se spesso è partita l'idea di mettere un numerino di attesa e un conta-minuti per impedire di spendere troppo tempo in bagno, ma poi il tutto è stato accantonato. Sarà che siamo proprio noi due, le italiane a spendere le giornate chiuse in quell'angolo d'infinito.


!)Vedi anche: Quello che pensano gli spagnoli
!)Vedi anche: Madrid la maestosa
!)Vedi anche: Italiani oh... Italiani!



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