Non avevano paura di nulla, si stringevano nelle spalle ad ogni offesa, ad ogni dito puntato.
Non si preoccupavano del domani. Non sapevano neppure che cosa la giornata portava, ma accoglievano ogni cosa, con ardore con la passione di un abbraccio. Respiravano. Sentivano l'aria passare dalle narici e su di essa costruivano un nuovo sogno. Non sapevano che cos'era l'invidia.
Le loro anime fluttuavano nella moltitudine scontrandosi con le materie fredde e grigie della massa. Poi si fondevano in uno sguardo, in una carezza, nel loro amore eterno e al tempo stesso imprevedibile.
Ogni giorno era una scoperta, una scommessa, un'esplorazione.
Il loro modo di vivere era arte, loro stessi erano un quadro o una canzone, una poesia. Non venivano apprezzati da tutti, ma erano diversi e non importava.
Poi, il vento, si alzava nei loro cuori. Infuriava talvolta rabbioso talvolta indolente e quando avveniva, si alzavano, spalancavano gli occhi e capivano che non c'era altro da fare.
Il mondo li chiamava, c'erano altre terre da vedere altre genti da impressionare e amare, altri climi, altre emozioni.
Partivano e non si sapeva se sarebbero tornati. Lasciavano il vuoto nel cuore di coloro che li avevano desiderati troppo, coloro che si erano riempiti della loro passione immensa e che improvvisamente, ne sentivano l'assenza.
Ma non sentivano nulla. E il vento li spingeva, dettava le coordinate per il futuro, forniva la bussola alle loro emozioni, il coraggio per le prossime sconfitte.
(2012)
!)Vietato riprodurre interamente o parzialmente questo brano
sabato 17 marzo 2012
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