domenica 18 marzo 2012

Frammento

Pubblicato da alle 8:28 PM
«Che cosa vuoi fare da grande?» ci rifletto un po' su.
«La giornalista!» esclamo.
La maestra ridacchia stupidamente, mettendo in mostra quel sorriso orrendo.
«Perché proprio la giornalista?»
Io la guardo
«E perché no?»
Forse è stata l'aria di sfida, il fatto che non avevo regole, che tutto per me era una sorpresa,  forse quella stessa domanda o, più probabilmente, il mio rigetto per la matematica a decretare l'inizio di una guerra con quella donna.
Mia mamma era terrorizzata dai voti impronunciabili che avevo in quella materia, ma molto più per il rifiuto nell'impegnarmi e nell'esercitarmi in qualsiasi cosa che coinvolgesse numeri.
In quelle ore di strazio, in cui osservavo la lavagna nera riempita di strani calcoli e segni per me incomprensibili, prendevo un foglio e scrivevo.
Scrivevo storie, immaginavo e regolarmente, venivo riportata alla realtà.
Al contrario, per ogni insegnante d'italiano ero "una grande promessa"
«Un pozzo di fantasia, d'idee e pensieri!» spiegavano, durante gli incontri con i miei genitori.
Venivo spedita regolarmente da insegnanti private, che provavano con le buone o con le cattive a inculcarmi le somme, le divisioni, i problemi.
Era come andare al patibolo, mi facevo torturare per ore e non apprendevo.
E' andata così per molto tempo, nei primi anni delle superiori avevo voti eccellenti in letteratura, filosofia, storia. E disastrosi in matematica.
Ero abbonata alla biblioteca e al giornalino scolastico. Ma andavo ai corsi di recupero ogni estate.
Poi, al termine del mio percorso di studio liceale, è arrivato l'insegnate di matematica che ha cambiato il mio modo di pensare, quando ero indietro anni luce da quello che possiamo chiamare "programma".
«Tu hai le carte in regola non solo per fare la giornalista, ma per fare qualsiasi cosa tu voglia»
Diceva, e io:
«Tranne la matematica»
Mi osservava accigliato e rispondeva,
«La matematica non è che una forma di scrittura, tu devi sono impararne la grammatica e saprai raccontare storie attraverso essa»
Non ho mai creduto alle sue parole, nemmeno gli ho mai dato importanza, ma per la prima volta qualcuno mi ascoltava, mi sentiva davvero.
Poi è arrivata la pace nella guerra fra me e i numeri.

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